Programma 2018

Il programma presentato alle elezioni regionali del 20 maggio 2018 rimane il principale punto di riferimento per l’azione amministrativa di Rete Civica Alliance Citoyenne in Consiglio regionale.

Impegno civico è una lista che nasce dalla volontà di un gruppo di cittadine e cittadini che, unendo la loro passione per la res publica, le loro energie e le loro competenze, hanno deciso di formulare una nuova proposta di governo per la Valle d’Aosta, fondata su valori condivisi, che hanno le loro fondamenta nella Costituzione nata 70 anni orsono.
Nel presente programma i valori a cui facciamo riferimento sono declinati in modo ampio e articolato, attraverso idee concrete, proposte strutturate e progetti lungimiranti.
Molte sono le parole chiave che orientano il nostro programma e il nostro comune sentire.
Tra queste ne abbiamo scelte tre che, in particolare, ci sembrano sintetizzare il senso della nostra proposta: LAVORO, AMBIENTE, UGUAGLIANZA.

LAVORO, che non solo è un diritto costituzionale ma è fattore di emancipazione e riscatto, che anche nella nostra Regione deve essere maggiormente garantito e tutelato attraverso la promozione di occupazione, di qualità, sicura e stabile.

AMBIENTE, che è la cartina di tornasole del nostro modo di stare al mondo. Vogliamo ripristinare la centralità dell’ambiente in cui viviamo, così ricco e fragile al tempo stesso, come bene comune da preservare per chi ci vive oggi e ci vivrà domani: un altro modo di lottare per
l’uguaglianza.

UGUAGLIANZA, che deve essere messa al centro del progetto di società e dell’azione legislativa e amministrativa della Regione in tutte le sue implicazioni: dignità delle persone, democrazia, pace e legge del più debole, intesa come difesa dei diritti fondamentali, validi per tutti e prioritari rispetto alle leggi del mercato.

Il sistema Valle d’Aosta si sta sgretolando.
C’è bisogno di un Impegno Civico per rimettere in piedi la Valle d’Aosta.

I cittadini valdostani sono disorientati perché il sistema che ha sorretto per oltre trent’anni le sorti economiche e sociali di questa piccola Regione si sta sgretolando e le classi dirigenti che lo hanno plasmato sono in ritirata.
Trent’anni di floridezza finanziaria senza eguali e l’ampia autonomia legislativa non sono stati impiegati, salvo in pochi casi, per effettuare investimenti strategici fondamentali per il futuro della Valle d’Aosta (dalla ferrovia ad un nuovo ospedale) e per promuovere uno sviluppo diffuso basato sulla valorizzazione delle risorse del territorio, ma per radicare un’economia assistita, funzionale al controllo politico, alla creazione di una tentacolare rete clientelare, al mantenimento dei privilegi per pochi, sconfinando nel malaffare e nella corruzione.
I fautori di questa débâcle sono gli stessi che non intendono assumersene la responsabilità, che non sanno proporre altro che vuoti richiami alla difesa dell’autonomia. Un’autonomia che non è tanto sotto attacco dall’esterno quanto profondamente minata dall’interno. Si pensi all’epilogo dell’ultima legislatura con 6 diverse maggioranze, 3 Presidenti di Regione, 6 consiglieri condannati, decine di inquisiti e un sostanziale immobilismo amministrativo.
Le elezioni politiche dello scorso 4 marzo hanno scosso alle fondamenta la struttura di potere creatasi attorno all’Union Valdôtaine, il movimento politico che ha fatto crescere quel sistema, rivelatosi fallimentare. Ogni discorso di riunificazione unionista è sepolto sotto le proprie macerie.
Adesso c’è bisogno di voltare definitivamente pagina, di assumere il bene comune e gli interessi generali quali punti di riferimento per un’ardua opera di ricostruzione della Valle d’Aosta.
Impegno civico nasce per mettere a disposizione persone pulite, oneste, che hanno una visione del futuro, proposte concrete e percorribili, competenze e passione civile, che si rifanno ai valori del diritto al lavoro, dell’uguaglianza, della tutela dell’ambiente, dell’accoglienza, della democrazia.
Presentiamo di seguito le linee programmatiche, suddivise per macroaree, che costituiranno il nostro punto di riferimento per l’attività a livello istituzionale e per l’iniziativa democratica dal basso, a livello sociale. Linee programmatiche dinamiche perché cercheremo il confronto continuo con le forze vive della società, dell’economia e della cultura.
1. Affermare un nuovo concetto di autonomia
Lo Statuto speciale per la Valle d’Aosta approvato nel 1948 è stato l’espressione della volontà di porre fine al sistema centralista del regime fascista e della volontà di consentire l’autogoverno regionale. A 70 anni di distanza bisogna evidenziare che molte potenzialità dell’autonomia regionale non sono state utilizzate al meglio. Oggi occorre affermare e praticare un nuovo concetto di Autonomia. Una “Autonomia responsabile” per gestire bene una comunità ed un territorio, tutelandone le caratteristiche ed i beni comuni, con un atteggiamento di solidarietà nei confronti delle altre comunità italiane e con uno spirito di apertura verso i valori dell’europeismo. Una concezione dell’autonomia che recuperi la dimensione “federalista” che era stata emarginata e ignorata per decenni. Una “Autonomia responsabile” anche sul piano finanziario, basata sulla chiarezza nei rapporti con lo Stato al fine di permettere una programmazione dell’attività che è gravemente mancata per molti decenni.
La lingua francese è un importante patrimonio della cultura valdostana e un utile strumento per l’integrazione europea, in particolare delle nuove generazioni. Il suo impiego e la sua conoscenza vanno tutelati e promossi. Bisogna però evitarne la strumentalizzazione ad altri fini, che allontana dallo studio e produce effetti penalizzanti per la pubblica amministrazione, ad esempio nell’acquisizione di competenze professionali di alta qualità.
2. Rafforzare l’Europa politica e federale
Saremo attivi affinché la Valle d’Aosta sia inserita in un progetto per la democratizzazione delle istituzioni europee che parta dal dialogo fra territori: più scambio, più solidarietà, più apertura, più giustizia condivisa per un’Europa che deve essere sociale.
Occorre aumentare la consapevolezza, attraverso un maggior coinvolgimento dei cittadini, dello stretto legame tra politiche locali e quadro normativo europeo. Di conseguenza, occorre attrezzarsi per incidere, con gli strumenti che sono già previsti dall’ordinamento giuridico, sulla ri-costruzione di quel quadro. In particolare, occorre dare maggior rilievo, riorganizzando in tal senso gli uffici, alla fase di esame da parte della Regione dei progetti di atti legislativi dell’UE, migliorando la qualità delle osservazioni da trasmettere al Governo al fine della definizione della posizione italiana nelle materie di competenza regionale.
Passaggio che potrebbe apparire tecnico, ma che è in realtà fortemente politico e che richiede un coinvolgimento attivo e costante anche dei cittadini. Si pensi, ad esempio, alle conseguenze di trattati quali il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) o il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), su ambiente, salute e lavoro anche nella nostra Regione.
Ugualmente importante è il ruolo che la Regione è chiamata a svolgere nell’ambito della Strategia Europea per le Regioni Alpine (EUSALP).
3. Consolidare le autonomie locali (Comuni e Unioni di Comuni)
Agiremo per ridisegnare il sistema delle autonomie locali con una nuova normativa che intervenga sulle competenze dei Comuni e sulla loro eccessiva frammentazione e dispersione. La legge dovrà accrescere le competenze dei Comuni e delle loro associazioni in alcune materie precedentemente esercitate dalla Regione, rafforzare la loro autonomia finanziaria (revisione della legge 48/1995) e prevedere sia la possibilità di fusione fra Comuni, sia il rafforzamento della gestione associata dei servizi. In particolare occorre affrontare il rapporto finanziario tra Regione e Comune di Aosta per liberare il nostro capoluogo da una sudditanza di fatto che ha già fatto molti danni.
Dovrà essere rafforzato il ruolo delle Unités des communes in materia di sviluppo locale e di coordinamento della partecipazione dei comuni ai bandi europei.
L’esperienza di elaborazione della Strategia area Interna Bassa Valle richiede, per non essere dispersa, un più elevato grado associativo se non addirittura la fusione fra le Unités Walser, Mont-Rose e Evançon.
4. Eliminare i privilegi e il malcostume politico
Di fronte all’erosione del potere d’acquisto della grande maggioranza della popolazione, diventa ancor più urgente mettere fine ai privilegi e al malcostume del ceto politico.
A tal fine, entro i primi mesi di insediamento del nuovo Consiglio regionale proporremo:
a) l’abolizione della diaria e la rimodulazione dell’indennità lorda di carica dei consiglieri in modo da ridurre di almeno il 20% gli attuali emolumenti lordi;
b) il dimezzamento delle attuali percentuali delle indennità di funzione;
c) l’abolizione del contributo finanziario mensile ai gruppi consiliari
d) l’individuazione di sistemi di funzionamento istituzionale che consentano il rispetto del voto popolare ed evitino il trasformismo.
Combatteremo ogni forma di privilegio e di commistione fra interessi pubblici e privati e aderiremo alle iniziative di Riparte il Futuro, un’organizzazione no-profit che si batte contro la corruzione promuovendo la trasparenza e la certezza del diritto.
5. Porre fine agli sprechi di denaro pubblico
L’Amministrazione regionale non può continuare a sperperare montagne di soldi dei Valdostani in operazioni, iniziative ed investimenti fallimentari, per finalità di potere e clientelari, che travolgono il bilancio regionale e tolgono risorse ingentissime ai servizi essenziali e agli investimenti produttivi e di tutela del territorio. A titolo esemplificativo:
– La Regione, pur tenendo in considerazione gli importanti aspetti occupazionali, non può continuare a versare denaro pubblico in una struttura appesantita dalle sue dimensioni eccessive e dalla malagestione come il Casinò. La gestione del complesso Casinò di Saint-Vincent e Hôtel Billia va affidata ad un pool di privati sulla base di un bando pubblico. Occorre rivedere la concezione e il ruolo del complesso, tornando ai motivi originali per cui era stata concepita la Casa da Gioco, cioè come Società di incremento turistico; la componente del gioco d’azzardo va ridotta ad una appendice dell’attività di ricezione alberghiera di alto livello, rivolta prevalentemente ad una clientela straniera, anche di lunga distanza.
– occorre mettere a punto subito una strategia di uscita definitiva dalla scandalosa vicenda dell’aeroporto anche in base a cosa decideranno i giudici che devono esprimersi sul contenzioso riguardante la convenzione trentennale, concludere la parentesi della “vocazione” commerciale, riconvertire l’aereostazione, rilanciare il volo a vela e turistico a livello internazionale, riqualificare l’Hôtel Alp; L’Assessorato del bilancio, finanze, patrimonio e società partecipate deve diventare “Assessorato del bilancio, finanze, revisione della spesa, patrimonio, società partecipate e semplificazione”. Proporremo un audit sul debito pubblico regionale.
6. Introdurre trasparenza e semplificazione a tutti i livelli
Lavoreremo per completare, anzitutto, l’integrazione di banche dati tra le pubbliche amministrazioni, al fine di rendere effettivo il principio per cui non si può chiedere al cittadino dati già in possesso della P.A.; per ridurre il numero delle leggi e semplificarne i contenuti; per introdurre una effettiva trasparenza nella gestione delle Società partecipate dalla Regione e degli enti locali. Nuove procedure, pubbliche e trasparenti, che premino le professionalità, dovranno essere previste per la nomina dei rappresentanti della Regione in queste società, dove oggi sono spesso inviati fedelissimi al sistema.
Trasparenza e semplificazione sono una necessità inderogabile nella gestione dei fondi europei (FESR, FSE, FEASR, FSC), l’accesso ai quali richiede una mole di documentazione non più sopportabile.
7. Riformare la legge elettorale
La legge elettorale con la quale stiamo andando al voto è profondamente iniqua.
Ci adopereremo per apportare le seguenti modifiche:
– preferenza unica, possibilità di esprimere una seconda preferenza solo se di genere diverso;
– presenza in lista di almeno il 40% di ognuno dei due generi;
– elettorato passivo a 18 anni;
– abbassamento della soglia di sbarramento al conseguimento di un seggio pieno;
– riduzione a 300 del numero delle firme necessarie per presentare una lista, aggiornando le figure deputate ad autenticarle.
8. Incoraggiare l’iniziativa dei cittadini e delle cittadine
Nell’ultimo decennio una forte ed insistita iniziativa popolare ha portato la Regione Valle d’Aosta a dotarsi di una normativa sugli strumenti di democrazia diretta all’avanguardia rispetto alla situazione delle altre Regioni italiane, con la possibilità di utilizzare un’ampia gamma di strumenti (Pdl di iniziativa Popolare, Referendum propositivo, abrogativo e consultivo). Strumenti che, come si è visto nel caso della gestione dei rifiuti e del potenziamento della ferrovia, hanno indicato percorsi nuovi nelle scelte regionali. Tali strumenti vanno mantenuti e rafforzati, rendendo più agevole anche il ricorso allo strumento del referendum consultivo regionale finora mai utilizzato.
Va sostenuta e rafforzata l’autonomia della società civile aumentando gli strumenti e le agevolazioni all’aggregazione e al libero associazionismo, nello spirito della Costituzione. In particolare vanno ampliati e rafforzati il ruolo e le risorse a disposizione del Centro di servizi al Volontariato e tutte quelle progettualità in grado di valorizzare e qualificare l’azione dei cittadini, spesso scoraggiati dagli oneri eccessivi per l’utilizzo di sale e luoghi pubblici e per qualsiasi attività di comunicazione.
Per gli stessi fini vanno potenziate informazione e trasparenza sulle deliberazioni delle pubbliche amministrazioni con la messa in rete, come già avviene in altre regioni, di documenti per i quali oggi è necessario richiedere un accesso agli atti.
9. Evitare l’accentramento di potere, combattere la corruzione e la mafia
L’attuale accentramento di poteri nelle mani del Presidente della Regione è eccessivo e dannoso.
Occorre evitare che il presidente della Regione sia nello stesso tempo Presidente della Giunta, Prefetto, Presidente dell’Università, Presidente del Forte di Bard e di altri organismi. Queste funzioni vanno separate.
Lavoreremo per realizzare un maggiore coordinamento tra istituzioni, forze dell’ordine, magistratura, imprenditoria, sindacati e associazionismo contro le mafie presenti in Valle d’Aosta, con la costituzione di un osservatorio antimafia regionale.
Ci impegneremo a promuovere percorsi formativi, per esempio nelle scuole di tutti gli ordini e gradi, affinché il rispetto della legalità possa diventare un valore conosciuto anche dai più giovani, cittadini di domani, che avranno così gli strumenti per riconoscere e condannare la corruzione e il clientelismo.
Occorre agire per una revisione in senso restrittivo della normativa in materia di slot-machines, contrastando la proliferazione del gioco d’azzardo.
10. Difendere la democrazia
La democrazia, cioè il “governo del popolo” è la migliore forma di governo possibile. Ci impegniamo a combattere i vecchi e i nuovi fascismi, ogni tentativo di ridurre la libertà di azione politica ed il pluralismo. Inoltre occorre contrastare le iniziative xenofobe e razziste e la logica securitaria che colpevolizza gli esclusi anziché proporre misure di contrasto al disagio e alle marginalità.
11. Promuovere concretamente l’uguaglianza
L’uguaglianza è un valore da perseguire con tutto il nostro impegno. Una norma di convivenza con cui si definisce, da un lato, la parità delle differenze per il tramite dei diritti di libertà e, dall’altro, la salvaguardia della dignità umana, per il tramite dei diritti sociali che mirano alla riduzione delle disuguaglianze.
In questi anni abbiamo invece assistito, anche in Valle d’Aosta, ad un aumento delle discriminazioni, su cui in molti hanno costruito dei veri e propri programmi politici, e delle disuguaglianze. Un fenomeno che vede nelle discriminazioni nei confronti dei migranti, nei pregiudizi di genere e nell’impoverimento dei molti, cui corrisponde l’ulteriore arricchimento dei pochi, un inammissibile affronto ai principi della nostra Costituzione.
Cambiare politica significa soprattutto rimettere al centro del progetto di società e dell’azione legislativa e amministrativa della Regione l’uguaglianza, con le sue dirette implicazioni: dignità delle persone, democrazia, pace e legge del più debole, cioè strenua difesa dei diritti fondamentali, che devono valere per tutti e devono venire prima della legge del mercato.
Ci lavoreremo a partire dall’uguaglianza nell’accesso ai servizi regionali per tutte le persone, senza discriminazione rispetto a provenienza, religione e orientamento sessuale, con riconoscimento delle unioni di fatto. Proporremo politiche attive per la parità dei generi e misure di sostegno che garantiscano il diritto alla casa e a una vita dignitosa. Uguaglianza non significa però assistenzialismo. Uguaglianza significa “non fare parti uguali tra diseguali” e orientare la cosa pubblica secondo un principio di giustizia sociale. Per questo sarà necessario rivedere i criteri di accesso economico ai servizi regionali chiedendo una maggiore compartecipazione ai redditi medio alti e un più rigoroso controllo dei requisiti per combattere elusioni, furbizie e truffe ai danni della collettività.
12. Attuare e monitorare un programma regionale per l’inclusione
Il grado di civiltà di un Paese si misura dal grado di capacità di prendersi cura dei suoi soggetti più deboli. Noi crediamo che chiunque, in qualunque condizione abbia diritto alla salute, all’assistenza, ad una vita indipendente, libera dal bisogno e dignitosa.
In Valle d’Aosta il processo di integrazione delle persone con disabilità va implementato e migliorato in tutti gli ambiti di vita. È necessario attuare e monitorare un programma regionale per l’inclusione che contempli tutte le fasi e gli ambiti di vita della persona con disabilità, finalizzato a favorire l’indipendenza e l’autonomia. In particolare è necessario investire maggiormente per:
– prevedere adeguati e continuativi sostegni alle persone con disabilità, a partire dalla diagnosi fino all’attuazione del progetto di vita della persona, in chiave di un miglioramento reale delle condizioni di inclusione. Ciascun disabile deve essere ascoltato per concertare quali ausili e strumenti possono essere utili per avere maggiore autonomia;
– riconoscere il ruolo del caregiver familiare unitamente a concrete misure di tutela previdenziale e in caso di malattia. Tali misure vanno affiancate a quelle per la conciliazione dei tempi di cura e di lavoro, con particolare attenzione alle donne e al loro maggiore rischio di marginalizzazione o di delega esclusiva del lavoro di cura;
– promuovere l’autonomia delle persone con disabilità, sostenendo e moltiplicando le esperienze per la vita indipendente, prevedendo stanziamenti strutturali e intervenendo sulla organizzazione dei trasporti e l’accessibilità delle stazioni prevista con l’ammodernamento della ferrovia Chivasso/Aosta;
– contrastare la disoccupazione delle persone con disabilità attraverso strumenti concreti che garantiscano alla persona di ambire ad un vero lavoro retribuito confacente alle proprie abilità. Intendiamo favorire e sostenere progetti di impresa creativi e coraggiosi che permettano il connubio disabilità e lavoro, ad esempio in ambiti che sono propri di una regione a vocazione turistica, anche attingendo ad esperienze virtuose sperimentate in alcune città italiane.
È importante evitare un atteggiamento volto all’assistenzialismo e al pietismo e promuovere il protagonismo della persona disabile e della sua famiglia educandola ad accogliere, fin dal primo momento, il figlio disabile come un’opportunità di crescita arricchente e non come una punizione insopportabile.
Crediamo nel ruolo fondamentale della collaborazione e co-progettazione tra pubblica amministrazione, terzo settore e portatori di interesse che in prima persona vivono i problemi.
Per ciò che concerne la problematica dei migranti, opereremo per il superamento della gestione emergenziale e “straordinaria” dell’accoglienza, proponendo – a partire dal modello SPRAR – centri di piccole dimensioni, gestiti dal pubblico e che permettano, a chi arriva, percorsi autonomi di inserimento, abitativo, sociale, e lavorativo. Siamo consapevoli che l’“emergenza umanitaria” si sta rivelando piuttosto l’emergenza del nostro “restare civili e umani” laddove hanno prevalso le paure, le difese e le indegne strumentalizzazioni politiche di alcuni partiti.
L’accoglienza per noi invece rappresenta la possibilità di una feconda e civile convivenza e un proficuo scambio di risorse umane, culturali e sociali. In Valle d’Aosta i circa 300 migranti presenti sono stati accolti nei Centri di Accoglienza Straordinaria su un totale di 8.257 i residenti in Valle d’Aosta in possesso di cittadinanza straniera, pari al 6,5% della popolazione totale regionale. La nostra capacità di accoglienza è quindi ancora incrementabile. Riteniamo che una accoglienza diffusa sia, quindi, l’obiettivo da perseguire e da implementare perché permette l’integrazione senza creare squilibri. Inoltre l’accoglienza di nuclei famigliari favorirebbe il processo di integrazione e radicamento nel territorio. È inoltre necessario incrementare l’utilizzo dei Progetti Europei specifici che prevedono finanziamenti per la formazione rivolta a cittadini stranieri e richiedenti asilo affinché nel lavoro trovino una reale opportunità di integrazione.
13. Potenziare gli sforzi nella lotta alla violenza di genere
La violenza maschile contro le donne è un fatto endemico nella nostra cultura – e non solo – e non può essere superato solo nell’ottica dell’emergenza o della difesa dell’ordine pubblico, per questo motivo ci impegniamo a sostenere una formazione continua degli attori sociali e della cittadinanza tutta in materia di prevenzione, attraverso il contrasto agli stereotipi di genere e dando piena attuazione delle linee guida del MIUR in merito all’educazione delle nuove generazioni all’affettività, al rispetto delle differenze e alla lotta contro le discriminazioni.
A tal fine bisogna potenziare gli sforzi delle istituzioni (Assessorati alle Politiche sociali e alla Cultura e scuole in primis), sollecitare l’attivazione di insegnamenti afferenti alla cultura di genere e alla storia delle donne presso i principali corsi di laurea dell’Università valdostana e la formazione non episodica di giornalisti/e e pubblicisti/e in relazione al contrasto del sessismo linguistico e alla corretta informazione nei casi di violenza sulle donne e di omotransfobia.
Data l’assenza da ormai troppi anni di un organismo pubblico preposto ad occuparsi di pari opportunità tra donne e uomini, è necessario dare vita a un dipartimento o analoga struttura istituzionale preposta a monitorare ed indirizzare l’azione politica verso un reale superamento delle discriminazioni legate al genere in tutti i settori della vita sociale, economica e pubblica; un organismo reso adeguato alle attuali esigenze attraverso l’apporto del patrimonio di competenze maturate dalla società civile valdostana e non più ostaggio, come accaduto in passato, di forze politiche impreparate.
Va infine rafforzata l’autonomia del “Centro donne contro la violenza” attraverso un finanziamento annuale adeguato. La casa protetta per donne e minori vittime di violenza, abusi o in situazioni di disagio famigliare deve essere potenziata, aumentando i posti letto disponibili, rendendo possibile l’accoglienza dei minori non accompagnati e investendo nella formazione di nuove operatrici. Si deve infine valorizzare l’operato delle associazioni di donne, italiane e straniere, presenti nel nostro territorio creando un circuito virtuoso tra istituzioni e società civile e potenziato l’Ufficio della Consigliera di parità.
14. Gestire la Casa Circondariale di Brissogne nel rispetto dei diritti umani
Negli ultimi mesi le condizioni di vita all’interno del carcere di Brissogne sono gravemente peggiorate per problemi legati al degrado della struttura, in particolare del sistema di approvvigionamento dell’acqua potabile. L’istituto patisce fortemente la mancanza di un direttore. Negli ultimi anni, infatti, molti sono stati i direttori in missione, così come i comandanti. Emergono altresì problemi legati alle condizioni climatiche che rendono impraticabili per i detenuti i passeggi e tutte le aree esterne a causa delle nevicate o di temperature molto basse. L’offerta formativa, sebbene gestita con grande impegno e continuità dall’“Associazione valdostana Volontariato carcerario” non coinvolge un numero sufficiente di ospiti. Oggi i detenuti sono 15 in più della capienza, di 181 unità.
Le competenze in materia di sanità penitenziaria sono passate alla RAVA dal 1° gennaio 2015: la Regione deve, pertanto, impegnarsi affinché le condizioni detentive rispettino la dignità degli individui. Occorre quindi, occuparsi seriamente delle problematiche riscontrate in un’ottica di rispetto dei diritti umani.
15. Ridare dignità alle lavoratrici e ai lavoratori
La nostra Costituzione individua nel lavoro un fattore di emancipazione e riscatto, mentre al tempo del “lavoro povero” esso è divenuto, essenzialmente, ricatto e solitudine.
Anche nella nostra Regione pesano sulle famiglie disoccupazione e precarietà giovanile, unitamente a condizioni di lavoro che sono spesso peggiorate sia ambito privato sia in ambito pubblico.
Abbondano forme di lavoro precario di tipo subordinato e non, o addirittura non qualificato: come lavoro semi-gratuito e gratuito, talvolta anche coatto.
Agiremo per far approvare un pacchetto di misure per il lavoro, che prevedano agevolazioni strutturali, burocratiche e fiscali per tutte quelle imprese che assumono nuovo personale a tempo indeterminato, garantendo investimenti di medio periodo e condizioni di lavoro eque. In particolare dovranno essere premiati imprese e settori ad alto tasso di occupazione per unità di fatturato e che opereranno sulla base dei principi dell’economia circolare e della sostenibilità.
Occorre anche rivedere, per renderlo più efficiente rispetto agli scarsi risultati raggiunti negli ultimi anni, tutto il sistema di cooperazione tra i servizi pubblici per l’impiego e gli operatori pubblici e privati, autorizzati e accreditati. Agiremo per la ricostituzione dell’Agenzia regionale per il lavoro nella quale far confluire i centri per l’impiego e che sarà dotata di compiti importanti.
La Regione ha, infatti, le competenze per intervenire con politiche attive che rimettano al centro la promozione dell’occupazione, della qualità, della sicurezza e stabilità del lavoro e favoriscano l’inserimento o il reinserimento occupazionale delle persone – inoccupate o disoccupate – in cerca di lavoro, e dei lavoratori a rischio del posto lavoro.
16. Sviluppare l’impresa sociale e il Terzo Settore
Tutti gli osservatori concordano nel considerare il comparto del Terzo Settore, e in particolare quello che si occupa di servizi alla persona, come ambito economico del futuro, non solo per le previsioni di sviluppo ma per l’alto valore occupazionale e per l’azione indiretta di incremento della coesione sociale e della fiducia collettiva nel domani. Occorre rapidamente implementare la Riforma del Terzo Settore, approvata definitivamente lo scorso anno, e qualificarla ulteriormente attraverso la nostra potestà statutaria per sviluppare, con forza, l’opportunità dell’impresa sociale contenuta nella legge.
17. Sostenere la piccola impresa
Il tessuto economico valdostano è retto dalla piccola e piccolissima impresa.
Imprese artigiane, imprese familiari, imprese cooperative, imprese agricole, società di professionisti e di mestieri sono tutte accomunate da problematiche simili sul versante del marketing, dell’accesso ai mercati nazionali e esteri, del rapporto con la burocrazia e le normative, dell’accesso al credito e agli strumenti di sostegno agli investimenti. La prima azione concreta è razionalizzare le politiche di incentivo e di sostegno verso il comparto per renderle effettive e, soprattutto, efficaci. Troppi sprechi e troppe lentezze minano la capacità di tenuta e di innovazione delle nostre PMI sul mercato e le rendono troppo lente nel reagire ai cambiamenti.
Occorre sviluppare una più forte capacità di rete attraverso l’associazionismo d’impresa e l’integrazione merceologica per sviluppare nuovi spazi e nuovi mercati. È altresì necessario sviluppare politiche di sburocratizzazione e di sostegno agli adempimenti formali che troppo spesso sono un appesantimento insopportabile.
18. Concorrere al recupero dell’evasione fiscale
L’evasione fiscale è un male che divora la capacità della nostra società di perseguire i propri obiettivi. Chi evade il fisco obbliga tutti gli altri a pagare di più per i servizi essenziali e per l’amministrazione della cosa pubblica, sottraendo risorse che potrebbero migliorare la vita di ciascuno. La Regione deve farsi parte attiva nella lotta all’evasione fiscale sia sul versante della collaborazione con le istituzioni preposte sia favorendo la trasparenza amministrativa e fiscale nelle proprie competenze. Bisogna approfondire la possibilità di assumere, in una forma complementare con lo Stato, alcune funzioni ispettive e di controllo finalizzate alla lotta all’elusione e alla evasione fiscale dietro una rimessa parziale delle somme ricuperate. Sarebbe una assunzione di responsabilità, anche in virtù dei nuovi poteri in materia di imposizione di tributi (D. Lgs. 184/217). In tale quadro vanno previsti sgravi fiscali per le piccole e micro imprese di montagna, altrimenti a rischio di insostenibilità economica e di fallimento.
19. Attuare un programma montagna che veda protagonisti i montanari
La montagna valdostana sta cambiando rapidamente.
Da un lato vediamo la riduzione dell’utilizzo del territorio, l’abbandono di attività agricole millenarie, l’avanzamento del bosco, il rischio di degrado del patrimonio culturale e paesaggistico, l’aumento delle incognite legate al dissesto idrogeologico, il deterioramento del tessuto sociale derivante della crisi demografica in diverse aree, specie di media montagna.
Qui c’è il punto chiave rispetto al futuro della montagna valdostana: il mantenimento della vita in montagna, del paesaggio, ove agricoltura e turismo vanno a braccetto. Il nuovo turismo funzionerà unicamente dove sarà preservato il territorio, dove ne saranno favorite la cura, la salvaguardia e la bellezza. Una buona agricoltura vuol dire prodotti unici di qualità e un paesaggio di pregio: entrambi ricercatissimi.
Dall’altra parte vediamo l’insediamento in montagna di montanari per scelta, di famiglie contadine dedite a produzioni di nicchia, portatrici di innovazione e di ricerca sulle colture tradizionali o antiche, di imprenditori della ricettività che operano per la valorizzazione delle risorse locali facendo rete con artigiani, commercianti e agricoltori, professionisti che dalla montagna guardano al mondo.
Sono questi gli abitanti – che hanno scelto di vivere liberamente in montagna, sfidando le leggi della gravità sociale – che rappresentano gran parte del futuro della montagna valdostana.
Per sostenere questa sfida, che non è solo personale ma di straordinario interesse generale, lavoreremo, in Consiglio regionale e sul territorio, per far decollare un programma montagna, che preveda:
– un riconoscimento agli agricoltori di montagna per azioni specifiche di mantenimento del paesaggio tradizionale, come ad esempio delimitazione dei sentieri, mantenimento delle meurgere o delle kiuve, mantenimento del forno e dell’essiccatoio per castagne (gra), sulla base di un elenco da definirsi in modo partecipato;
– un riconoscimento – con bando semplice e rapido – agli operatori della montagna che valorizzino le risorse del territorio, dall’impiego di acqua di sorgente alla manutenzione con possibilità di visita dell’antico mulino;
– il sostegno ad azioni innovative (ad esempio favorendo la connettività ad alta velocità), quali la creazione di spazi di coworking;
– la revisione complessiva della normativa regionale in materia di agriturismo, del tutto superata ed appesantita, e che impedisce tutta una serie di attività integrative, dall’agricampeggio all’ospitalità familiare;
– la valorizzazione dei formaggi valdostani di animali al pascolo, sottolineando in particolare il valore del benessere animale;
– la valorizzazione delle produzioni bio e a km 0, ad iniziare dall’adozione nelle mense scolastiche;
– un appoggio operativo ai fini della creazione di nuovi filiere agricole, dalla canapa- con una infinità di utilizzi – ai cereali per la produzione di birra artigianale;
– un contributo, a termine, sull’affitto per le giovani coppie che si trasferiscono in montagna;
– una nuova normativa che preveda l’iniziativa pubblica e l’intervento dei privati per il recupero di edifici storici e di pregio lasciati decadere dai proprietari originari.
In generale occorre intervenire per lo smantellamento di rigidità e gabbie burocratiche, sveltire l’assegnazione dei fondi compensativi, investire in ricerca e sviluppo tramite lo IAR e l’Univda, eliminare l’impiego dei diserbanti al glifosato e
pesticidi che causano la moria delle api.
Vanno pure richieste modifiche alla PAC (politica agricola comunitaria), in particolare laddove si favoriscono operazioni speculative di finta monticazione in alpeggio slegata dalla filiera della Fontina Dop, innalzando il prezzo di locazione degli alpeggi, a danno della conduzione tradizionale e con conseguente depauperamento dei pascoli.
Incentivare la ricomposizione fondiaria, a seguito di una parcellizzazione secolare, è un obiettivo primario per la sopravvivenza delle realtà rurali ed il mantenimento di attività agricole quale presidio del nostro territorio.
20. Fare turismo tutto l’anno
Nonostante la crisi epocale che stiamo vivendo, c’è un settore – o meglio un fenomeno che è allo stesso tempo sociale, culturale, sportivo, identitario, personale, economico – che definiamo turismo, il quale presenta il maggior tasso di crescita a livello mondiale. Negli anni ’50 si registravano 25 milioni di turisti internazionali, oggi sono più di 1 miliardo, fra meno di venti anni saranno 2 miliardi. L’Europa è l’area più visitata al mondo con 600 milioni di turisti; 100 milioni coloro che visitano le Alpi. Un fenomeno in continua evoluzione.
Stiamo infatti vivendo il passaggio da forme di turismo di massa a forme molto più articolate, con una moltitudine di persone, di viaggiatori – di livello culturale crescente, sempre più informati, esigenti – alla ricerca durante tutto l’anno di autenticità dei luoghi, con attenzione particolare alla qualità ambientale, alla cura del territorio, all’integrità dei paesaggi, ai valori storici e culturali.
Sul piano temporale stiamo assistendo ad un restringimento della stagione invernale, ad un allungamento di quella estiva, con la montagna che si candida ad offrire nuove opportunità di benessere, e all’interesse per l’offerta dei finesettimana primaverili (disgelo, rinascita della natura) e autunnali (prodotti della terra, bellezza dei colori autunnali del paesaggio).
Per la stagione invernale sono inoltre in crescita gli amanti della montagna ma non dello sci, definiti Slons (snow lovers no skiers), e dediti alle passeggiate, al relax, attenti alla scoperta del territorio, dei villaggi.
In tale quadro la Regione Valle d’Aosta deve darsi una politica in campo turistico, che finora non ha avuto, avendo puntato essenzialmente sullo sci e proponendo di tutto e il contrario di tutto.
Occorre, pertanto, recuperare il tempo perduto con l’obiettivo di fare turismo tutto l’anno, dove lo sci continuerà per alcuni anni a svolgere un ruolo importante, ma iniziando a diversificare e a proporre quanto di più autentico la Valle d’Aosta può offrire in tutte le stagioni.
Sosterremo quindi con forza scelte e investimenti per lanciare nuovi prodotti turistici, quali:
– la ciclovia Baltea che percorrendo da Chivasso l’intera valle Baltea si innesti sulla ciclovia turistica VEN-TO, permettendo così di fare il percorso Venezia/Courmayeur in bicicletta;
– il Cammino Balteo di fondo valle, che dovrebbe anch’esso, in sinergia con il Canavese, raggiungere la confluenza della Dora Baltea nel fiume Po;
– il circuito dei castelli valdostani ripensando alcune modalità di accesso, che non sarebbe da meno, rispetto ad altri circuiti famosi;
– l’offerta “Valle d’Aosta accessibile” che accomuni strutture ricettive e fornitori di servizi in uno sforzo di accoglienza inclusiva a tutti i livelli: per le famiglie, per i bambini, per gli anziani, per le persone disabili;
– la creazione del centro internazionale di volo a vela presso l’aeroporto di Aosta;
– la promozione della scoperta della cultura Walser, del Monte Bianco in treno (mediante anche l’iscrizione di entrambi alla lista del patrimonio immateriale Unesco);
– l’individuazione di un evento simbolo per ognuna delle quattro stagioni.
Il messaggio che deve arrivare ai visitatori e potenziali visitatori è quello di una Valle d’Aosta facile da raggiungere, accogliente, di gente ospitale, dove ogni incontro riserva una sorpresa, una scoperta, che alimenta i ricordi positivi e che fa venir voglia di tornarci.
21. Tutelare l’ambiente naturale e il paesaggio
L’ambiente è la cartina di tornasole del nostro modo di stare al mondo. Chi pensa solo a se stesso, al proprio tornaconto immediato, pensa all’ambiente come risorsa da sottrarre. Chi pensa agli altri, e non solo agli altri di oggi, nella contemporaneità, ma agli altri di domani, cioè alle generazioni che verranno dopo di noi, pensa all’ambiente come eredità da preservare e da trasmettere.
È sempre più evidente l’insostenibilità di un sistema produttivo che non tiene conto del proprio impatto ambientale, nella più ampia accezione, che produce sfruttando risorse finite come se fossero infinite, sostenendo un modello di produzione lineare in un sistema naturale basato sul riciclo delle risorse.
Eppure, nonostante le inflazionate dichiarazioni di principio sulla sostenibilità, le pressioni nei confronti dei sistemi naturali da parte di modelli economici imperanti, spesso in crisi, sono sempre più invasive in ogni parte del mondo, anche nella nostra Regione. Basti pensare ai propositi di snaturamento addirittura di siti e valloni inseriti nella rete europea Natura 2000. Non possiamo continuare ad accumulare rubando il futuro a chi verrà, ma dobbiamo ripristinare la centralità dell’ambiente come bene comune da preservare per le generazioni future.
La vera e straordinaria ricchezza dell’intera Valle d’Aosta è proprio il suo paesaggio: un ambiente naturale, unico e modificato dall’uomo nel corso del tempo, con i villaggi, i terrazzamenti, i ruscelli, i pascoli, i frutteti, e così via. Questo patrimonio ambientale e paesaggistico rappresenta il vero punto di forza dell’intero sistema economico valdostano, in termini di qualità della vita, di residenzialità e di attrazione turistica. La difesa passa essenzialmente attraverso il mantenimento dell’attività agricola estensiva, la tutela puntuale in ogni ambito (dall’uso della chimica alla gestione dei rifiuti e delle acque), la rivalutazione dei beni storico/culturali, gli investimenti in innovazione, le azioni puntuali di attenzione, quale ad esempio la dotazione negli alpeggi di abbeveratoi funzionali.
22. Difendere i beni comuni a partire dall’acqua
L’idea di un mondo diverso oggi passa dalla difesa dei beni comuni, la cui fruizione non può escludere nessuno: dall’aria, al suolo, con le sue riserve biologiche fonti di cibo, alle fonti di energia, alla conoscenza, al paesaggio…all’acqua. Oggi assistiamo ad un avanzamento illimitato dell’appropriazione privata dei beni di tutti, fondamentali per la vita: dalla privatizzazione del genoma dei semi all’acqua da bere.
L’acqua è il simbolo dei beni comuni, affondando le proprie radici occidentali fin nel diritto romano: fu Giustiniano a parlare di res communes omnium che contrapponeva alle res nullius, le cose di nessuno e quindi appropriabili da chiunque, in un dualismo che è all’origine della nostra cultura.
Opereremo affinché dal nuovo piano regionale di tutela delle acque (PTA) emerga con chiarezza che l’acqua di cui disponiamo, in relazione anche ai cambiamenti climatici in corso, è una risorsa limitata e vulnerabile, da gestire con cura, equità e solidarietà, ricercando il giusto equilibrio fra il mantenimento del patrimonio ambientale e utilizzo del bene pubblico ai fini dello sviluppo economico e sociale.
In particolare occorre avere consapevolezza che lo sviluppo dell’idroelettrico in quanto tale ha ormai limitatissimi margini di sviluppo in Valle d’Aosta a causa del numero eccessivo di impianti già in funzione o autorizzati, e che il mantenimento dei pochi corpi idrici ancora allo stato naturale non solo è doveroso nei confronti delle generazioni a venire, ma può diventare un elemento portante della valorizzazione turistica del territorio. Si pensi alla tutela del tratto di torrente prossimo alle sorgenti del Lys, tuttora sotto minaccia. Da un altro punto di vista occorre finalizzare la produzione di energia elettrica anche ad una riduzione delle tariffe energetiche a vantaggio della popolazione valdostana. In tale quadro si pone il nostro impegno per la ripubblicizzazione dell’acqua per il consumo umano e la netta contrarietà alla privatizzazione della Compagnia Valdostana delle Acque (CVA).
23. Evitare nuovo consumo di suolo e recuperare il patrimonio edilizio esistente
Continuiamo a consumare e degradare suolo, una risorsa non rinnovabile, con nuovi capannoni, edifici, abitazioni, impianti, strade e relative infrastrutture trasformando in modo irreversibile parti importanti del territorio, nel fondovalle e in quota.
Soprattutto nel fondovalle l’occupazione del suolo porta via terreni alle attività agricole e occupa aree marginali, spesso a rischio idrogeologico. Già si progetta, ad esempio, un ampliamento della strada statale fra Hône e Arnad, dopo quello inutile – che ha reso il tratto più pericoloso – fra Arnad e Verrès, senza neppure prevedere la corsia ciclabile.
Lavoreremo per invertire la rotta: la nostra grande opera sarà la messa in sicurezza del territorio e la manutenzione delle opere pubbliche esistenti. Per quanto riguarda i parcheggi, occorrerà privilegiare quelli sotterranei.
Sulle grandi opere occorre anticipare il momento di confronto con i cittadini, con convocazione di incontri pubblici che devono precedere il loro inserimento nella programmazione, al fine di evitare che l’eventuale contrarietà emerga quando le
gare sono già state avviate.
24. Dare slancio alla strategia Rifiuti Zero
Proseguiremo, con maggiore forza in Consiglio regionale, la politica dei rifiuti che indirizzi la produzione delle merci verso la recuperabilità, disincentivando i prodotti e gli imballaggi non riciclabili e usa e getta. Sosterremo la gestione pubblica dell’impiantistica e del ciclo di smaltimento, gli investimenti su raccolta differenziata, recupero, riuso, riciclo, riduzione dei rifiuti e l’adozione dei 10 passi della strategia Rifiuti Zero, partendo dall’applicazione della tariffa puntuale, strumento utile a contenere i costi e a ridurre progressivamente l’utilizzo delle discariche.
25. Ricollegare la Valle d’Aosta con il resto del mondo (ferrovia)
La Valle d’Aosta corre un serio rischio di marginalizzazione rispetto al resto dell’Italia e all’Europa per le difficoltà di accesso: un servizio ferroviario antiquato (2h15 da Torino ad Aosta); l’autostrada più cara d’Italia; trasporti interni poco coordinati; Una emergenza che riguarda ogni settore della vita economica e sociale della Valle d’Aosta: turismo, commercio, artigianato, pendolari, studenti, visitatori, intera popolazione.
Lavoreremo per dare applicazione coerente, rapida e rigorosa alla Legge regionale n. 22/2016 “Disposizioni per una ferrovia moderna” frutto dell’iniziativa legislativa popolare. Porteremo subito all’esame del Consiglio un testo completo e organico del “Programma strategico di interventi” che avrebbe dovuto essere trasmesso all’esame del Consiglio regionale entro il mese di giugno 2017, scadenza che non è stata rispettata dagli assessori delle varie maggioranze che si sono avvicendate in Giunta. Sulla base di tale programma e dell’Accordo Quadro fra Regione e Rete Ferroviaria Italiana si procederà agli interventi necessari per realizzare un moderno asse di trasporto su rotaia, totalmente elettrificato, lungo l’intero fondovalle da Pont-Saint-Martin a Courmayeur. La percorrenza ferroviaria fra Aosta e Torino sarà ridotta a 90 minuti. Si potrà inoltre arrivare dalla Valle d’Aosta all’Aeroporto di Caselle interamente con il servizio ferroviario.
Nel medio periodo il ripristino della linea Aosta-Pré-Saint-Didier e l’elettrificazione della tratta Aosta-Ivrea sono un tassello fondamentale del cambiamento nel trasporto collettivo, così come la riprogettazione del sistema di trasporto pubblico su gomma per le vallate, che andrà integrato in un piano generale della mobilità.
Opereremo per la revisione delle convenzioni capestro con le concessionarie di autostrade, le quali stanno facendo fortune colossali a spese dei cittadini, che in grande maggioranza non possono più permettersi di viaggiare in autostrada.
26. Puntare sulle energie rinnovabili La questione energetica è la grande sfida del futuro. Da come ci attrezzeremo per affrontarla deriverà la chance di cambiare gli assi portanti dello sviluppo economico.
Perseguiremo l’obiettivo di fare della Valle d’Aosta una regione carbon free, un territorio cioè che non utilizza combustibili fossili, ad esaurimento ed inquinanti, e che si caratterizza per una sostanziale autosufficienza energetica.
Ciò è tanto più urgente per una regione alpina come la nostra, maggiormente vulnerabile a causa della sua morfologia e degli effetti del riscaldamento climatico.
Già oggi la quota di copertura da fonti rinnovabili sui consumi finali in Valle d’Aosta, grazie al surplus idroelettrico, è superiore all’80%.
Per raggiungere e superare il 100%, occorrerà seguire principalmente 3 strade:
– un rapido e marcato miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti (la normativa vigente è spesso disattesa);
– l’utilizzo, in modo ambientalmente responsabile, della biomassa attraverso la creazione della filiera foresta-energia, al momento poco più che sulla carta, con il coinvolgimento diretto delle antiche consorterie;
– un programma concreto per la mobilità elettrica (dalle auto ai treni).
Tutto ciò in coerenza con gli obiettivi europei al 2030 e al 2050.
In questo ambito si pone il ruolo importante che può essere svolto da una CVA (Compagnia Valdostana delle Acque) pubblica.
27. Rinsaldare il diritto fondamentale di accesso alla sanità pubblica
L’art. 32 della Costituzione con il quale si sancisce il fondamentale diritto dell’individuo e della collettività alla tutela della salute è sostanzialmente disatteso. A causa dei progressivi tagli della spesa pubblica e degli scarsi investimenti molti cittadini non accedono alle cure per i costi insostenibili dei ticket sanitari, diventati una vera e propria tassa sulla salute. Le liste e i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie non sono più adeguati alla necessità di diagnosi tempestive. È in atto un sistema che ci vuole abituare a rivolgerci progressivamente al privato.
Il diritto alla salute non deve più essere sacrificabile. I costi dei ticket vanno rivisti e le soglie per le esenzioni alzate, per garantire a tutte le fasce di popolazione il diritto alle cure.
Si deve tornare ad investire nella sanità regionale garantendo la presenza continuativa dei medici ospedalieri (oggi poco attratti dal rimanere in Valle per la scarsa attenzione alla formazione, la limitate opportunità di crescita professionale, la condizione periferica della nostra regione così poco raggiungibile con i mezzi pubblici), e abbattendo le liste d’attesa.
28. Ripartire dalle cittadine e dai cittadini per far crescere una cultura del benessere
La cultura del benessere, di una più elevata qualità della vita passa attraverso un processo di empowerment, grazie al quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono conoscenze e competenze sulle proprie vite, sui propri destini.
Ciò richiede un lavoro capillare di informazione, di comunicazione, di coinvolgimento partecipativo con il supporto essenziale del terzo settore e campagne tematiche sull’alimentazione, gli stili di vita, le scelte individuali.
29. Territorializzare prevenzione e cura
L’invecchiamento della popolazione valdostana (gli over 65 costituiscono il 22 % dei residenti) e la conformazione geografica della regione, unitamente all’inadeguatezza dei servizi di trasporto, rendono poco accessibili i servizi sanitari soprattutto alle persone con malattie croniche. Si intende promuovere la medicina di iniziativa attraverso l’istituzione di un servizio infermieristico familiare che, in collaborazione con gli altri operatori socio-sanitari del territorio, prenda in carico le persone affette da malattie croniche limitandone gli spostamenti per accedere ai presidi sanitari, monitorando il loro stato di salute, prevenendo le riacutizzazioni e le complicanze, sostenendo la famiglia e fornendo le informazioni utili per la gestione della malattia.
Crediamo, infatti, nella cultura della domiciliarità. Molto resta ancora da fare per garantire questo diritto.
La famiglia è la risorsa fondamentale per l’assistenza ai propri familiari più deboli e gli anni di crisi economica l’hanno resa ancora più vulnerabile. Intendiamo dare supporto al ruolo di cura della famiglia, in tutte le sue forme senza discriminazione alcuna, con politiche di investimento stabili e durature, mantenendo e migliorando l’attuale sistema di assistenza al domicilio, garantendo adeguati supporti alle famiglie, senza rinunciare alle strutture territoriali alle quali vanno comunque destinate le necessarie risorse. Negli ultimi anni sono stati fatti dei tagli dei contributi, concessi agli anziani non più autosufficienti, agli importi a sostegno dei costi affrontati per le assistenti personali. Occorre garantire contributi finanziari adeguati alle condizioni economiche delle famiglie che scelgono di non istituzionalizzare i propri anziani.
Consapevoli che il benessere di una comunità non passa solo attraverso le risorse economiche, intendiamo promuovere, sostenere e valorizzare l’associazionismo e il volontariato supportandone l’attività e la formazione, che non devono però servire a compensare le carenze o sostituire i servizi forniti dell’ente pubblico.
30. Salute e Ambiente
La tutela dell’ambiente e della salute sono due aspetti dello stesso ambito.
Impedire che l’inquinamento aumenti e anzi ridurlo, è l’obiettivo principale che la nostra lista si prefigge con ogni possibile azione politica, sociale e amministrativa.
Tutelare la Salute significa tutelare l’Ambiente, privilegiando le fonti di energia rinnovabili (solare, solare termico ecc.) riducendo quelle di derivazione fossile, nucleare e a biomasse.
Ridurre il più possibile le fonti di combustione può migliorare la qualità dell’aria, già gravemente compromessa anche in una regione come la Valle d’Aosta.
La correlazione tra inquinamento dell’aria e malattie è già ampiamente dimostrata scientificamente. Inoltre ad un miglioramento dell’aria corrisponderà un miglioramento della qualità delle acque e quindi di tutto il nostro ecosistema.
Per questo un ulteriore intervento a tutela dell’ambiente e quindi della salute sarà la riduzione dei prodotti chimici in agricoltura (pesticidi e fitofarmaci), studiando e implementando metodi alternativi, passando dai buoni propositi ad azioni concrete in ambito amministrativo.
Anche in ambito di mobilità, inquinamento acustico, gestione dei rifiuti, inquinamento da campi elettromagnetici, attività industriali, i possibili fattori di rischio andranno monitorati e attenuati possibilmente fino alla loro eliminazione.
Va messo in atto un impegno crescente per eliminare i fattori di nocività presenti nei luoghi di lavoro e per eliminare le cause di infortunio, con particolare attenzione al settore edilizio.
Impegno Civico promuove e auspica il dialogo tra i comparti della Prevenzione e Sanità Pubblica e tutte le figure, sanitarie e non, impegnate nella tutela della salute.
31. Integrare gli strumenti di lotta alla povertà
Per noi la lotta alla povertà è una priorità. Anche in Valle d’Aosta la crisi economica generale ha determinato un impoverimento crescente delle famiglie: nel 2015, 9.167 valdostani si trovavano in condizione di povertà relativa. La nostra regione si colloca all’11° posto per incidenza di povertà a livello nazionale. Il dato strettamente collegato a quello della povertà è il tasso di disoccupazione, che in alle era al 7,8 % nel 2017. Allo stato di povertà materiale spesso si affianca una condizione di marginalità, di scarse risorse personali e relazionali.
È ormai evidente che di fronte alla complessità del problema è necessaria una strategica collaborazione tra politiche del lavoro, della casa e socio-assistenziali.
Dal 2016 nella nostra regione si sta sperimentando il Reddito di inclusione attiva e di sostegno al reddito rivolta alle famiglie in difficoltà. L’intento è di offrire un sostegno economico unitamente a opportunità formative e di inclusione sociale.
Riteniamo che la sperimentazione, integrandosi con gli interventi statali, vada proseguita e migliorata. A tal fine è necessario un maggiore raccordo fra le politiche del lavoro e i servizi sociali. La misura deve prevedere maggiori offerte formative perché le persone possano avere effettive e concrete possibilità di inserimento lavorativo con uscita dalla situazione di povertà e marginalità. È necessario inoltre estendere il target delle persone a cui è rivolto il provvedimento.
Il diritto all’abitazione è un diritto primario, tuttavia il numero degli sfratti è progressivamente aumentato. In questo stato perdurante di crisi economica e conseguente aggravamento del disagio abitativo delle famiglie più in difficoltà, è
necessario rivedere i tagli operati negli ultimi anni ai contributi per la locazione.
32. Destinare più risorse alla scuola pubblica
Investire nella cultura e nella scuola è fondamentale per costruire una prospettiva di crescita civile e di sviluppo economico. Opereremo per incrementare le risorse da destinare alla scuola pubblica per l’organizzazione di un sistema scolastico che preveda una più attiva partecipazione degli insegnanti nei processi decisionali e di riforma dell’istruzione.
33. Combattere la dispersione scolastica
Occorre contrastare attivamente l’abbandono e la dispersione scolastica, che è attualmente fra le più alte in Italia. Le azioni devono riguardare dimensioni sia culturali sia politiche, per consolidare la collaborazione tra le parti coinvolte (amministrazione, associazioni culturali e sociali, docenti, studenti, famiglie), rinnovare le pratiche di orientamento scolastico e professionale, intervenire sull’offerta educativa e potenziare la didattica inclusiva.
34. Potenziare i poli scolastici
Con la realizzazione del polo scolastico di Verrès, previsto dalla Strategia Area Interna Bassa Valle, si rende credibile, unitamente ad Aosta, la creazione di due poli scolastici per l’istruzione di secondo grado che si qualifichino per la qualità dell’offerta formativa, per la dotazione di strutture di accoglienza per studenti e studentesse delle vallate laterali e la messa a disposizione di servizi scolastici e parascolastici che coinvolgano anche giovani esterni al percorso scolastico.
A sostegno del polo scolastico di Aosta andrebbero implementati i posti letto – e di conseguenza il numero degli educatori – del Convitto Regionale Federico Chabod, punto di riferimento fondamentale per tutti gli studenti non residenti ad Aosta ma iscritti a scuole della città.
Va rivista la decisione sulla dismissione dell’edificio in via Torino, ex sede dell’Istituzione scolastica Regina Maria Adelaide, per procedere ad una ristrutturazione dello stesso e mantenere la sua destinazione a scuola. Il progetto di costruzione di un edificio scolastico in Regione Tzamberlet va definitivamente abbandonato, non solo per la mancanza di copertura finanziaria, ma soprattutto per l’opportunità di collocare le istituzioni scolastiche in una posizione centrale vicino ai luoghi di cultura e ai servizi.
35. Mettere fine ai “nuovi adattamenti” del 2016
La possibilità statutaria di “adattare” i programmi e le attività della scuola regionale sulla base di specifiche esigenze della nostra realtà è una opportunità positiva.
Tuttavia la gestione di questa opportunità è stata gravemente viziata dall’obiettivo, portato avanti per molti decenni, di puntare tutto su una velleitaria parità fra italiano e francese. Ne sono derivati provvedimenti spesso forzati e molto disomogenei fra i vari ordini scolastici e la creazione di un pesante disagio nel mondo della scuola. In particolare con i “Nuovi adattamenti” del 2016 si è creata una situazione di notevole sofferenza nella scuola secondaria inferiore e superiore.
Bisogna prendere atto del fallimento dei “Nuovi adattamenti”, imporre uno stop e cambiare radicalmente registro. È bene perseguire l’obiettivo di una scuola che insegna tre lingue, ma non si può addossare agli insegnanti di specifiche discipline non linguistiche l’onere di un insegnamento linguistico in francese e inglese.
36. Rivedere l’alternanza scuola-lavoro
Parimenti è da rivedere radicalmente la questione dell’alternanza scuola-lavoro, prevista dalla legge 107/2015, affinché sia realmente un’occasione formativa per gli studenti, e non diventi un mero sfruttamento ad esclusivo vantaggio delle aziende.
37. Riposizionare l’Università valdostana
Occorre definire nuove Linee di orientamento per l’Università.
Per dare stabilità e prospettive, occorre in primo luogo modificare lo Statuto e l’intero sistema di governance: il Consiglio dell’Università deve essere sganciato dal diretto controllo della Giunta regionale; il Rettore deve essere nominato fra i docenti dell’Ateneo; le sue risorse devono essere stabilizzate con la creazione di una Fondazione ed un piano di investimenti.
L’Ateneo è stato e, soprattutto deve essere nel futuro, uno strumento importante per garantire il diritto allo studio, potenziare il tessuto sociale e culturale e arricchire le competenze della Valle d’Aosta. Per questo è necessario:
– consolidare l’impianto generale e di base della sua offerta formativa generalista, prevedendo un finanziamento ordinario certo e stabile, per consentire alla popolazione valdostana l’accesso ad alti livelli di istruzione e richiamare studenti da altri territori;
– sviluppare percorsi di specializzazione (master e dottorati), sostenuti da finanziamenti specifici, sulla base di precisi obiettivi e progetti, in grado di attirare studenti e ricercatori da fuori Valle e di essere utile al territorio (es. economia e ambiente di montagna, plurilinguismo ecc.).
38. Mettere in rete e valorizzare i Beni culturali
Tramontata definitivamente l’epoca dei campanilismi, è riconosciuta diffusamente l’esigenza di fare sistema, di intraprendere nuove forme di cooperazione a livello territoriale, settoriale, d’impresa. Nel caso dei beni culturali si compenetrano le due reti, quella virtuale di internet e quella fisica dei siti minori d’interesse storico/culturale ed artistico.
Per favorire la crescita culturale dell’intera società è necessario che il sapere venga diffuso e condiviso fra il maggior numero di persone possibile. Questo obiettivo si può raggiungere oggi attraverso internet per realizzare ciò che alcuni studiosi chiamano intelligenza collettiva. Tutti i documenti inerenti la nostra regione (manoscritti, libri, stampe, mappe, documenti d’archivio, manifesti, quadri, cataloghi e riproduzioni di oggetti d’arte, progetti, foto, cartoline, registrazioni audio, video) devono essere digitalizzati, corredati di metadati, resi disponibili sulla rete internet e ricercabili gratuitamente e facilmente attraverso un’interfaccia intuitiva. La condivisione e la circolazione di idee e informazioni saranno utili alla formazione dei Valdostani e permetteranno di conoscere e avvicinare la nostra cultura da parte di persone di tutto il mondo.
Ugualmente è necessario coordinare una miriade di siti d’interesse culturale (esposizioni, musei, eco musei) diffusi sul territorio ma assai poco conosciuti. La messa in rete, un calendario unico delle aperture (spesso affidate a volontari oppure all’esercizio commerciale più vicino) e delle manifestazioni correlate, ne potranno fare punti di attrazione e di conoscenza del territorio, in tutte le sue particolarità. Occorre rilanciare le sedi espositive per le quali negli anni passati sono state investite molte risorse e che, in seguito, sono rimaste inutilizzate, con il rischio del deterioramento delle strutture, tra l’altro di grande valore storico e culturale. Per esempio il castello di Ussel o la Tour du Lépreux oggi sono chiuse a favore di una concentrazione dell’offerta espositiva che, in tutta la Regione, è organizzata su tre poli: il Castello Baron Gamba, il Museo archeologico e il Forte di Bard.
Occorre snellire l’intera impalcatura della Saison Culturelle a favore di minirassegne teatrali e musicali. In particolare la scena teatrale valdostana, un tempo molto vivace e capace di coinvolgere numerosi giovani, oggi fa molta fatica a guadagnare spazi, sostegno, visibilità.
Il settore musicale oggi è quasi completamente inglobato dall’offerta formativa istituzionale; accanto ai grandi eventi che propongono un intrattenimento commerciale e mainstream bisogna sostenere proposte e attività che coinvolgano i giovani e i giovanissimi ad oggi letteralmente ignorati dall’offerta culturale e sempre “attenzionati” unicamente come portatori di “disagio”.
In questa prospettiva, l’Assessorato alla Cultura dovrà essere più collaborativo, per esempio, rispetto alle attività della Cittadella (in comunicazione stretta con il Comune di Aosta) e delle realtà associative presenti sul territorio, sostenendo le produzioni “dal basso”, la loro organizzazione e promozione.
È necessario, in ultimo, mettere in rete, secondo il modello di Forum, le associazioni culturali del territorio regionale perché diventino un polo di interlocuzione con la Regione nell’offerta e nell’organizzazione culturale di diversi ambiti. In questo senso la comunicazione web relativa all’offerta culturale dei diversi territori va potenziata.
39. Essere giovani adesso
I giovani vivono una doppia esigenza, quella di essere protagonisti del presente e quella di immaginare un futuro diverso. Compito della Regione, se si vuole realmente investire sui giovani, è quello di creare le opportunità strutturali per permettere loro di vivere il presente ma anche offrire gli spazi e gli strumenti per misurarsi con il futuro.
Essere giovani oggi significa, anzitutto, fare i conti con la contraddizione di un mondo del lavoro che non sembra offrire prospettive concrete per realizzare il proprio progetto di vita e che allo stesso tempo non trova i profili professionali di cui necessiterebbe.
Diventa, pertanto, fondamentale il ripensamento degli attuali percorsi formativi e occupazionali al fine di renderli più rispondenti alle attese di stabilità e autorealizzazione dei giovani e al contempo alle necessità del mercato del lavoro.
Occorrono percorsi più capaci di offrire ai giovani competenze e strumenti orientati all’autoimpiego, al lavoro cooperativo, all’innovazione.
È pure importante che la Regione metta fine ai tagli e preveda fondi a sufficienza per garantire borse di studio congrue, da erogare in tempi celeri a sostegno degli studenti iscritti ad università fuori Valle.
In questo senso è importante che le politiche giovanili escano dall’oblio e dalla marginalità in cui sono oggi e, attraverso azioni concertate con tutti gli attori, sviluppino, qualifichino ed adattino sul territorio regionale l’esperienza positiva della Cittadella dei Giovani e le buone prassi che lì si sono sviluppate grazie anche all’iniziativa di diversi soggetti.
Al fine di tutelare la formazione della personalità dei cittadini più giovani, ci impegneremo a sostenere la creazione di movimenti artistici, culturali e sportivi aiutandoli nella ricerca di spazi adeguati ove svolgere le attività. Questo potrebbe avvenire, ad esempio, attraverso una più attenta gestione dei beni di proprietà della Regione, che potrebbero essere concessi in comodato d’uso o in locazione a canone agevolato alle associazioni, le quali, a loro volta, restituirebbero alla collettività occasioni di aggregazione e crescita culturale.
È necessario inoltre che la Regione si impegni attivamente per sostenere eventi culturali al fine di diversificare e intensificare le proposte di svago e crescita, snellendo l’impalcatura della Saison Culturelle, rivitalizzando la scena teatrale valdostana, proponendo attività che coinvolgano giovani e giovanissimi.
È necessario, in ultimo, mettere in rete le associazioni culturali del territorio regionale perché diventino un polo di interlocuzione con la Regione nell’offerta e nell’organizzazione culturale di diversi ambiti.
Infine, dovrebbe essere dovere dei diversi livelli istituzionali quello di favorire la partecipazione dei giovani ai tavoli di lavoro, alle progettualità, ai piani che riguardano il loro domani.
40. Condividere saperi e innovazione
L’innovazione è una risorsa preziosa, che va coltivata, diffusa, condivisa, affinché possa portare valore reale alle persone e all’economia.
In Valle d’Aosta è necessario immaginare ancor più l’innovazione a misura delle realtà minori e, soprattutto, dei cittadini in uno sforzo di coinvolgimento dal basso.
È nostra convinzione che un territorio intelligente debba essere centrato anzitutto sulle esigenze delle persone che vi abitano e lo visitano, e sulla gestione altrettanto intelligente dei servizi, delle diverse attività economiche, delle risorse ambientali, della mobilità, delle relazioni fra le persone, delle abitazioni, dell’amministrazione pubblica.
Piccole realtà, meglio dei grandi agglomerati, possono sperimentare con maggiore flessibilità e capacità di aggiustamento una gestione efficiente e sostenibile delle risorse, finalizzata ad una elevata qualità della vita, alla valorizzazione del capitale umano e alla più ampia partecipazione.
Operativamente, riteniamo che la crescita dell’intelligenza sul territorio (smart land) vada perseguita attraverso:
– il miglioramento della interconnessione fra le diverse reti dei servizi (dall’acqua, all’energia elettrica, alla mobilità);
– l’impiego delle tecnologie ICT per favorire la crescita economica e l’attrattività del territorio;
– il coinvolgimento dei diversi attori sociali per accrescere il valore del capitale umano e la capacità inclusiva della comunità;
– il perseguimento della centralità della persona e dell’inclusività (smart cityzen community) quale strategia di integrazione fra smart cities e smart villages;
– l’impiego sostenibile delle risorse del territorio dal punto di vista ambientale (economia circolare).
Occorre, anzitutto, portare la banda ultralarga (superiore ai 30 Mbps) per la connettività internet alle abitazioni e alle attività presenti sull’intero territorio regionale, anche nelle aree più decentrate. Azione che non può essere lasciata esclusivamente al mercato, perché non economicamente vantaggiosa.
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