ROLLANDIN: ASCESA E CROLLO DI UN “CAMPIONE”


Con le dimissioni da consigliere regionale di Augusto Rollandin si è chiuso un lungo e denso  capitolo di storia politica valdostana, un capitolo che ha avuto inizio nel lontano 1975. Mezzo secolo in cui Augusto Rollandin ha dominato (spesso) e condizionato(sempre) la politica valdostana. E per ben 45 anni, dal 1975 al 2020, come ha voluto sottolineare il capogruppo regionale dell’UV, lo ha fatto come esponente unionista.

Ci siamo a lungo interrogati, nel Direttivo di RC,  sulla opportunità di esprimerci sulla figura  di Rollandin in questo momento perché da una parte c’è  l’umana considerazione  per la   persona e le sue condizioni  di  salute, dall’altra c’è l’esigenza di un movimento che si occupa della cosa pubblica di esprimere un giudizio politico.

E proprio in virtù della sua lunga, importante e controversa vita politica bisogna ora chiedersi:

È stato un “campione”? Quale è stato il segreto del suo successo politico-elettorale?

È stato indubbiamente un “campione” di protagonismo, di traffici, di cariche, di preferenze, di spregiudicatezza e di tanto altro.

Un “campione” senza dubbio nel rastrellare voti. Aveva iniziato nel 1978 con “soli” 1.453 e nel 2003 aveva sfondato il tetto dei diecimila, arrivando a 12.614. Ma il record è del 2008: 13.907 preferenze, un voto personale ogni cinque voti validi. Ancora nel 2013 superò le 10.000 preferenze.

Che cosa c’è dietro queste performances fenomenali?

Tra le ragioni vi è certo la raccolta sistematica di voti attraverso favori, scambi e promesse. Lo ha rivelato uno dei report quotidiani sulla ricerca di voti che il fido Gianni Coda gli faceva pervenire durante la campagna elettorale del 1988, e che finì un giorno nelle mani sbagliate e poi su “Informazione Valle d’Aosta”:  dieci posti di lavoro  a Gignod,  un pacchetto di 300 voti sulla piazza di Aosta tramite una intesa con un ex sindaco socialista e 220 voti di calabresi da lui contattati. Tutto in un solo giorno.

È significativo quanto diceva a questo proposito Celeste Perruchon, vedova di Emile Chanoux: “…Rollandin… un uomo talmente intelligente e attivo, un lavoratore imbattibile, ma che disastro! Lì mio figlio aveva proprio visto giusto. E anch’io quando ho visto tutti quei voti ho detto: «Non è un buon segno, non ci sono mica così tanti unionisti»”. (Celeste Perruchon in La politica tra passione e mestiere pag 185)

Un “campione” di spregiudicatezza riassunta emblematicamente da due vicende: da Presidente fu il presentatore della candidatura olimpica di Aosta nel 1990, per poi trasformarsi in un avversario della stessa candidatura una volta estromesso dalla Presidenza con il famoso “ribaltone” organizzato da Milanesio. Paradossale poi la vicenda delle elezioni regionali del 1998 quando Rollandin di prepotenza si presentò candidato pur avendo una condanna che lo rendeva ineleggibile. Venne votato ma poi estromesso dal Consiglio solo grazie al ricorso depositato dai Verdi.

“Campione” anche di vicende processuali. Nel 2001, pur con una condanna a 16 mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici, si candida al Senato e viene eletto (scoprimmo allora che l’interdizione valeva per il Consiglio regionale ma non per il Parlamento!). Come altri politici di lungo corso ha poi usato tutti i mezzi per evitare le conseguenze delle sentenze avverse, dalle prescrizioni, all’istituto della “riabilitazione” che gli ha permesso persino di tornare in Consiglio regionale.

Il suo successo è senza dubbio legato ad una tenacia e determinazione rare, aiutate da una notevolissima fortuna. Rollandin ha avuto infatti la chance di arrivare alla Presidenza della Giunta alla fine del 1983, a seguito della clamorosa fuga in Francia di Mario Andrione, inseguito da un mandato di cattura per le vicende del Casinò di St-Vincent. La sua Presidenza ha coinciso inoltre con la piena applicazione del nuovo Ordinamento finanziario entrato in funzione a pieno regime proprio nel 1983 quadruplicando le entrate del Bilancio regionale . E lui, decisionista dinamico, era  lì, pronto a spendere rapidamente quella montagna incredibile di soldi grazie alla riscossi dell’Iva da importazione sulle migliaia di Tir in transito. Partì così un ciclo politico dopato che portò l’UV rollandiniana a raggiungere da sola 18 seggi, la maggioranza assoluta in Consiglio regionale.

Alla fine però si è visto che neanche i soldi e lo strapotere sono bastati a dare un governo decente e lungimirante alla Valle d’Aosta.

E allora, dopo mezzo secolo, qual è la sua eredità politica? Nessuna. Il monolite unionista  fatto a pezzi, una pletora di aspiranti piccoli sostituti del  cattivo maestro e un metodo imprevidente di far politica. Insomma, come diceva Enrico Thiebat: “Rollandin don dan . Pi dan que atro”.

5 Febbraio 2024
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